È un’icona degli anni ’60 al pari dei Beatles e del pixie cut della modella Twiggy: parliamo della minigonna, la creazione resa famosa da Mary Quant nel Regno Unito, ma la cui maternità è stata a lungo contesa con un altro celebre stilista del tempo, il francese André Courregès. In diverse interviste Quant ha affermato che né lei né Courregès l’hanno inventata, “lo ha fatto la strada”, ma noi ormai colleghiamo inevitabilmente la leggendaria minigonna alla sua boutique in King’s Road, che divenne punto di riferimento per tutti i personaggi di spicco della Swinging London anni Sessanta.
La minigonna infatti non è stata solo un trend di un’epoca, ma il simbolo vero e proprio di un cambiamento che i giovani volevano imprimere al loro tempo, fatto di rottura con le costrizioni del passato (anche in termini di costume) e di spavalda eccentricità. Le ragazze tagliano i capelli come Twiggy, rifiutano di vestirsi come vorrebbero le loro madri e cercano nelle piccole boutique il vestiario che possa rappresentare la loro voglia di cambiamento e sperimentazione. In questo contesto si inserisce Mary Quant, aspirante imprenditrice che vuole trasformare la sua passione per i vestiti in un’attività di successo. Curando ogni dettagli del suo Bazaar – la boutique che apre in King’s Street – riesce in breve tempo a riempirla di giovani che la utilizzano come punto di incontro e luogo dove dar vita al loro desiderio di emancipazione.
Le creazioni di Mary sono colorate, vivaci e soprattutto abbordabili per le tasche dei ragazzi dell’epoca; i commessi sono coetanei dei clienti. Ci sono dunque i presupposti per lanciare la miniskirt – per noi minigonna – che prende il nome dalla celebre auto Mini appena lanciata sul mercato. A detta della stessa Quant, la nascita della minigonna si deve al volere delle sue prime clienti, che volevano scorciare sempre di più i suoi modelli. È stata dunque “la strada”, come ha detto diverse volte, a creare quel fenomeno di costume che ha rappresentato il desiderio di indipendenza e di curiosità naif della nuova femminilità che proponevano le ragazze del suo tempo. E se naturalmente lo scoprire le gambe dava loro problematiche con il senso di decenza e decoro del tempo, Quant risolve la questione proponendo in abbinamento spesse calze colorate. Risultato: la minigonna prima fa scandalo, poi va a ruba. E mentre le creazioni di Quant imperversano per le strade londinesi, in passerella Courrèges presenta la collezione ‘Space age’ e la minigonna diventa una realtà ufficiale per la moda. Chi dei due l’abbia effettivamente “inventata” è difficile a dirsi; di sicuro la risposta di Quant non solo mette tutti d’accordo, ma sottolinea la grande verità che un abile stilista sa intercettare lo spirito del proprio tempo e i desideri delle persone che deve vestire. E così è stato per le ragazze della beat generation che hanno trovato nella minigonna un simbolo di affermazione – che vive ancora adesso.