È così. Non c’è sfida a carte, beach volley, racchettoni o nuoto che tenga: niente batte la gioia solitaria di finire un bel cruciverba. Sono concessi aiuti dal pubblico ovviamente – c’è qualcosa che attira di più l’attenzione generale che estrarre un cruciverba sotto l’ombrellone? – ma la vera sfida è con se stessi: con la propria memoria, con la capacità di risalire alle risposte con il ragionamento – e sì, anche di improvvisare e rischiare. È opinione comune che sia un passatempo in grado di mantenere attiva la nostra mente ed effettivamente diversi studi lo considerano un allenamento efficace per le nostra capacità cerebrali sul breve termine, stimolando attenzione, concentrazione e abilità logiche. E la regina incontrastata delle parole crociate è senz’altro il “periodico che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”, “la rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione“: sua Maestà, La Settimana Enigmistica.
Comparsa per la prima volta nel gennaio del 1932 al prezzo di 50 centesimi di lira, la sua impaginazione non era molto diversa da quella che conosciamo – con il classico cruciverba centrale e la foto in bianco e nero di un attore o un’attrice – ma per nei primi 19 numeri la foto non c’era: i quadretti neri formavano il volto del personaggio in questione. Il fondatore Giorgio Sisini riprese l’idea da un giornale di enigmistica austriaco, il Das Rätsel: negli anni ’30, quando Sisini si trovava a Vienna, ebbe modo di apprezzare un settimanale di parole crociate, attivo dal 1925. Le parole crociate erano state inventate una decina di anni prima da Arthur Wynne, giornalista che prese “un’idea vecchia come il linguaggio” e la rese “moderna introducendo le caselle nere“. Eppure solo negli anni ’20 cominciarono ad avere un certo successo. E grazie all’intuizione di Sisini, arrivarono in Italia. Con i soli eventi della seconda guerra mondiale a tardarne l’uscita, la Settimana Enigmistica è sempre stata pubblicata con regolarità.
Un alone di mistero sembra avvolgere la storica redazione al 10 di piazza Cinque Giornate a Milano: la politica del giornale è infatti quella di non concedere interviste, ma come riporta Il Post in un articolo, chi ha avuto l’onore di essere ammesso in redazione ha fatto trapelare qualche dettaglio, raccontando “che gli uffici sono su due piani, uno con redattori e creativi, l’altro con i disegnatori”. Non si conosce il numero esatto di persone che vi lavora, ma dovrebbe essere una trentina. Fortunato Oliviero (F.Oliviero, che ogni tanto firma i cruciverba) conferma che non sono utilizzano i computer – che vanno bene per lavori di carattere gestionale, ma non per realizzare un lavoro che fa con la matita e la gomma. Ma alla domanda sullo stato delle vendite nell’era di internet, afferma: “Non nascondo che abbia avuto un impatto, ma sicuramente meno che su altri giornali”.
Per noi rimane comunque un mito intramontabile e irrinunciabile dell’estate; dall’infanzia all’età adulta, abbiamo sempre potuto contare sulla Settimana Enigmistica per trovare un gioco con cui incaponirsi. Abbiamo unito i puntini, colorato le caselle per comporre immagini, e “trovato l’intruso“. Abbiamo imparato qualcosa con la rubrica “forse non tutti sanno che” e ci siamo ostinati a risolvere i più ostici Bartezzaghi – per non parlare delle parole crittografate e tutti gli altri giochi che hanno rappresentato un momento cruciale delle nostre vacanze Diventa impossibile pensare alla stagione estiva senza.