Se sembra impossibile allora si può fare. La storia di Bebe Vio forse si può riassumere in questo motto che compare in apertura sul suo sito. E chi infatti non conosce la grinta, le sfide, e le imprese sportive di questa grandissima campionessa? In questi anni in cui i suoi risultati sportivi l’hanno portata ad essere un personaggio pubblico, abbiamo imparato a conoscerla, a farci trascinare dalla ineguagliabile grinta e a lasciarci ispirare dal suo carattere volita, che infonde grande forza.
Classe 1997, Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio è oggi campionessa paralimpica mondiale ed europea in carica, di fioretto individuale paralimpico. Nasce a Venezia – seconda di tre fratelli – e vive fino ai 20 anni a Mogliano Veneto prima di trasferirsi a Roma per studiare all’Università. Fin dai piccolissima (attorno ai cinque anni) pratica la scherma. Poi a fine 2008, quando Bebe ha 11 anni, è colpita da una meningite fulminante che rende necessaria l’amputazione di avambracci e gambe. Superando tantissime difficoltà e grazie alla famosa frase di suo papà “la vita è una figata“- ormai diventata il suo motto più famoso – Vio trova la forza per reagire.
Con la sua testardaggine, a circa un anno dall’insorgenza della malattia, è già di nuovo in pedana grazie a una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto. Il sogno di diventare schermitrice è ancora tutto da realizzare e per raggiungerlo lavora sodo. Nel 2011 entra nella Nazionale di scherma paralimpica e dal 2014 vince tutte le maggiori competizioni mondiali: Europei, Mondiali, le Paralimpiadi di Rio 2016 e le recentissime disputate a Tokyo, dove ha compiuto un’altra grandissima impresa sportiva conquistando il suo secondo oro paralimpico nel fioretto femminile, categoria B. Come ha scritto su Instragram, il suo motto si è dunque trasformato:
Se sembra impossibile, allora si può fare…2 volte
E ciò che ha reso questo oro ancora più emozionante è stato il fatto di essere stato conquistato dopo un momento molto drammatico, avvenuto ad aprile e raccontato da Vio solo dopo la vittoria.
Ad aprile ho avuto un’infezione da staffilococco, talmente grave che si prospettava l’amputazione del braccio sinistro e addirittura la morte. Quindi è un miracolo che io sia qui e questo oro pesa molto di più di quello di Rio
Vio si conferma dunque non solo una grande campionessa, ma anche un’atleta di grandissimo temperamento e una persona che con un’incredibile dose di good vibes, riesce ad essere una grande ispirazione, di coraggio e forza. Bebe Vio, noi senz’altro tifiamo per te!