L’etimo delle parole nasconde mondi sorprendenti fatti di storie, aneddoti e significati accumulati nel tempo, e la nomenclatura dei fiori non fa eccezione. Se alcuni nomi di piante sono stati dati in onore dei grandi botanici che le hanno scoperte, altri racchiudono storie personaggi femminili – mitologici e non – che hanno incrociato il loro destino con quello di fiori spettacolari ed erbe dalle proprietà curative.
Partiamo da Artemisia, nome che indica un genere di piante, composto da specie numerosissime. Le sue note amare si trovano nell’assenzio (Artemisia absinthium) – che ha avuto particolare fortuna tra i pittori e i poeti maledetti ottocenteschi – e in tempi più recenti, come nota aromatica principale del vermut. L’Artemisia dracunculus invece, è il nostro dragoncello, un’erba aromatica molto usata nella cucina francese. Ma da dove proviene questo nome? L’etimo non è sicuro, ma secondo alcune fonti il personaggio a cui si deve questo nome è la grande Artemisia II, regina di Caria, riconosciuta come una delle poche figure femminili di potere dell’antichità. Secondo una breve nota di Plinio il vecchio, sarebbe grazie all’uso che Artemisia faceva di questa erba, che le venne dedicata. Non tutti sono d’accordo, però con questa derivazione, e lo stesso Plinio avanza altre due possibilità: la prima è che derivi dalla dea Artemide – che, tra le altre cose, era protettrice del parto – perché la pianta era conosciuta per il potere di curare disturbi femminili; oppure, la seconda ipotesi, è che si riferisse alla parola artemes, ovvero “sano“, in riferimento alle sue proprietà curative.
La storia della Clivia miniata, invece, ha origini ben più recenti. Il nome di questo affascinante fiore di color arancione deriva da Lady Clive, duchessa di Northumberland, a cui viene dedicato dal naturalista James Lindley perché proprio la nobildonna inglese, con la passione delle piante, è stata la prima in grado di far fiorire la pianta, che trapiantata dall’Africa al Regno Unito non sembrava avere alcuna intenzione di mostrare i suoi fiori. Grazie a questo traguardo – operato nella sua serra – nel 1828, Lindley, segretario della Royal Horticultural Society, ribattezza il fiore con il nome di Clivia nobilis.
In ultimo, parliamo di un’altra nobildonna, anzi proprio una regina, la regina Carlotta-Sofia di Meclemburg-Strelitz che, appassionata di botanica, darà il nome a un fiore esotico bellissimo, dai petali arancio e blu. Quando la pianta viene portata nei Giardini reali di Kew, nel 1773, ancora non aveva un nome, né era mai fiorita. Nessuno poteva immaginare che, passato qualche anno, una volta messe le radici ben a fondo nel terreno, la pianta avrebbe regalato una fioritura spettacolare, degna di tutti quei mesi d’attesa. A quel punto, il direttore dei giardini di Kew, Banks, non poteva che scegliere il nome della regina d’Inghilterra Carlotta, appassionata di piante e soprattutto grande sostenitrice dei giardini di Kew, per ribattezzare il fiore. Sofia Charlotte von Mecklemburg-Strelitz diventa semplicemente Strelitizia reginae, ovvero la Strelitzia della regina.