Nella mia adolescenza ho deciso che avrei fatto tutto quello che una donna poteva fare per mostrare che le donne hanno un cervello tanto quanto gli uomini e che possono fare le cose allo stesso modo.
E cosa poteva fare una donna nata negli anni ’50 dell’Ottocento? Per la società del tempo, non molto: era un’impresa avere le stesse possibilità che avevano gli uomini – a livello di istruzione, di autonomia e di lavoro – e dal confronto con loro ne uscivano inevitabilmente sconfitte. Ma è proprio in questo tempo che qualcosa comincia a cambiare, grazie soprattutto all’iniziativa e al coraggio di donne audaci che hanno osato vivere la vita così come se la immaginavano. Esattamente come ha fatto Annie Smith Peck, avventuriera statunitense che ha fatto della sua sete di conoscenza, lo scopo della sua vita. Insegnante, studiosa di lettere classiche, archeologa, scrittrice, femminista e soprattutto instancabile viaggiatrice, ha segnato il suo tempo con innumerevoli traguardi, con un solo obiettivo: dimostrare che le donne possono arrivare ovunque.
Ultima di cinque figli, Annie nasce a Providence nel 1850 e frequenta le scuole locali, sognando di seguire le orme del padre e dei fratelli più grandi e iscriversi all’università. Decide così di fare domanda di ammissione alla Brown University ma – in quanto donna – viene rifiutata. La famiglia cerca di dissuaderla dalla sua ferma volontà di continuare gli studi, ma Annie è determinata a volere una laurea e trovare un lavoro per mantenersi – esattamente come hanno fatto i suoi fratelli: perché non avrebbe dovuto? E senza scoraggiarsi, ci riprova. Fa domanda all’Università del Michigan – dove le donne vengono ammesse nel 1871 – e viene accettata. Si laurea in lettere classiche con una specializzazione in greco. Continua gli studi in archeologia in Europa e si costruisce una brillante carriera: diventa la prima studentessa dell’American School of Classical Studies di Atene e, una volta tornata negli Stati Uniti, viene assunta come insegnante di latino allo Smith College. Questi traguardi da soli potrebbero essere considerati una vera conquista per il tempo, ma non è ancora il momento di fermarsi per Annie: per il suo spirito avventuroso non sono esistiti sogni impossibili e quando a 44 anni decide di dedicarsi all’alpinismo, non si lascia spaventare dai salti della sua immaginazione e comincia un nuovo e entusiasmante capitolo della sua vita.
Comincia ad allenarsi e, dopo diversi tentativi, nel 1895 diventa una celebrità per essere stata la prima donna a scalare il Cervino in Svizzera – come se non bastasse, indossando dei pantaloni sotto una tunica. La sua impresa fa scandalo e mentre la stampa, portandola come esempio, discute su quali indumenti e attività siano adeguati per le donne, Annie pensa al prossimo obiettivo: i monti dell’America Latina. Tra i tantissimi traguardi raggiunti, nel 1908, a 58 anni, è la prima donna a conquistare il monte Huascarán, in Perù. Per compiere l’impresa, si dice che abbia fatto costruire delle scarpe che disegnò lei stessa, in assenza di attrezzature adeguate per le donne. Scalerà fino all’età di 82 anni e per suggellare la passione per la montagna e quello per le lotte femministe, nel 1911 – a 61 anni – ha portato la bandiera del “voto alle donne” della Lega per il suffragio universale, sul monte Coropuna in Perù.
L’attivismo e la montagna sono state due grandissime passioni per Annie ma nell’ultima parte della sua vita si apre ancora nuove esperienze: scrive libri sui suoi viaggi, vola in aeroplano sopra il Sud America in uno dei viaggi più lunghi mai fatti al tempo e a 84 anni compie un viaggio attorno al mondo, che non conclude per problemi di salute. Morirà a New York il 18 luglio del 1935, con ancora forte il desiderio di stupire il mondo a colpi di audacia femminile e sicura di aver dimostrato che le donne posso raggiungere qualsiasi obiettivo, compreso quello di stare in cima al mondo.