Caro San Valentino – sì proprio tu, vescovo di Terni – te lo saresti mai immaginato che un giorno saresti stato tra i più famosi di tutti, grazie alla festa degli innamorati? Probabilmente no, ma forse ne saresti stato orgoglioso. La tradizione non è chiara a riguardo, ma in una delle sue versioni, il Santo viene ricordato per aver celebrato le nozze tra una ragazza cristiana e un legionario romano pagano. Il martirio del Santo avvenne proprio il 14 febbraio, data che nel tempo ha visto sovrapporsi diverse festività, fino a giungere quella più famosa di oggi, la festa degli innamorati.
Le tracce più antiche di questa festività risalgono ad alcune feste dell’Antica Roma, che si festeggiavano attorno alla metà di febbraio: si tratta dei Lupercalia, antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco, che prevedono festeggiamenti sfrenati, mascherate e cortei, (parte dello spirito di queste celebrazioni sopravviverà nel Carnevale. In epoca successiva (nello specifico nel 496 d.C.) per mitigarne gli aspetti più scabrosi legati alla celebrazione della sessualità, questi festeggiamenti vengono sostituiti dai cristiani con la ricorrenza di San Valentino incentrata sull’amore romantico – su decisione di Papa Gelasio I. Ma l’associazione del santo alla festa dell’amore sembra avere un’origine letteraria: secondo alcune fonti, Geoffrey Chaucer, autore dei Racconti di Canterbury, ha dato il via a questa associazione, quando compose un poema in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia. Il titolo era The Parliament of Fowls, (ovvero Il Parlamento degli Uccelli) e in questi 700 versi c’è anche l’associazione di Cupido a San Valentino, così come la si intende oggi.
A San Valentino, ognuno trova una persona (il suo “Valentino“) a cui dedicare il proprio pensiero, e in ogni paese il modo di festeggiare cambia. In Brasile, ad esempio, dove si festeggia il 12 giugno, il giorno prima della festa di Sant’Antonio, patrono dei matrimoni, le donne single portano con sé una statuetta del santo, al quale affidano le loro preghiere d’amore, mentre in Giappone le donne regalano dei cioccolatini agli uomini (non per forza fidanzati o mariti) e ne ricevono di altri un mese dopo, in occasione del White Day.
Certo, c’è sempre chi obietta l’aspetto commerciale della festa – la produzione dei biglietti di San Valentino che ci si scambia il 14 febbraio, è usanza è particolarmente diffusa soprattutto nei paesi anglosassoni, ed è attesta già dalla metà del XIX secolo – ma la fortuna che ha riscontrato in moltissimi paesi del mondo, sembra comunque superarne l’aspetto più superficiale. Al di là di cioccolatini, cene romantiche e biglietti, ancora oggi, a San Valentino, è sempre l’occasione per celebrare l’amore romantico ma anche più in generale l’amore verso le persone care – e perché no, anche per noi stessi. Dunque, Happy Valentine’s Day!