Non è la sessualità femminile ad avere un problema, ma è la società che ha un problema nel definire il sesso e nell’implicare una condizione subordinata della donna.
Tutto è partito da un semplice interrogativo: quando si parla di sesso, cosa piace alle donne? Come ci si sente a non raggiungere l’orgasmo durante un rapporto oppure qual è l’importanza che danno le donne alla stimolazione clitoridea e alla masturbazione? Questi sono soltanto alcuni degli interrogativi a cui Shere Hite ha provato a dare risposta nel suo The Hite report, la ricerca grazie a cui la celebre sessuologa statunitense ha rivoluzionato il modo di parlare del sesso e della sessualità. Il percorso che ha inaugurato – e che dura tutt’ora – ha contribuito a infrangere tabù e pregiudizi riguardo la sessualità femminile. Ma chi era questa pioniera della divulgazione dello sguardo femminile sul sesso?
Shere Hite nasce come Shirley Diana Gregory il 2 novembre del 1942, in Missouri. Dopo il divorzio dei genitori prende il nome del patrigno, Raymond Hite, e trascorre l’infanzia coi nonni. Si laurea alla fine degli anni ’60 in Storia all’Università della Florida e abbraccia le cause del pacifismo e del femminismo che si sviluppano negli ambienti universitari. Segue quindi un master di Storia Sociale alla Columbia University, dove consegue un dottorato e dopo qualche anno, nel 1976, pubblica la ricerca che la rende famosa ma che le costa anche minacce di morte, per cui si vedrà costretta a lasciare il suo Paese e cambiare nazionalità.
Quando ho cominciato ero l’unica ricercatrice in materia di sesso che fosse una femminista. Sulla base dei dati da me raccolti, ho provato a estendere l’idea dell’attività sessuale all’orgasmo femminile e alla masturbazione.
Il rapporto Hite – uno studio sulla sessualità femminile è una ricerca di circa 500 pagine dove Hite intervista 3.500 donne su argomenti riguardanti la sessualità, come l’orgasmo, la masturbazione, l’omosessualità, la contraccezione, la gravidanza e l’aborto. Il libro vende 50 milioni di copie e viene tradotto in quindici lingue, ma per quanto riscuota un grandissimo successo, trova anche molti detrattori. Il magazine Playboy, ad esempio, lo soprannominò The Hate Report (ovvero, il Rapporto Odio), perché sosteneva che insegnasse alle donne ad odiare gli uomini. Delle tante polemiche che ha suscitato, Hite ha risposto sempre in modo molto pacato, sicura della necessità della sua ricerca e della diffusione del parere femminile nelle questioni della sessualità.
Mi sono limitata a rivelare che la penetrazione non è poi così importante a letto e questo ha fatto arrabbiare un po’ di gente.
Le critiche che le vengono dirette però, la costringono ad abbandonare gli Stati Uniti e a trasferirsi in Europa, dove inaugura una lunga carriera da insegnante e collaboratrice per diverse testate giornalistiche. È morta nel settembre di quest’anno, a causa di complicazioni dovute alle malattie di Parkinson e Alzheimer di cui soffriva da tempo. In molti l’hanno ricordata per il suo fondamentale contributo nel dialogo sulla sessualità e per aver dato spazio alla prospettiva femminile sull’argomento; per questo il Guardian non ha avuto esitazione nello scrivere che “sotto molti aspetti la rivoluzione sessuale per le donne degli anni settanta è cominciata con lei.“