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L’Arte Del Riordino

Partiamo da un presupposto: non tutti vivono l’ordine come sintomo di gioia e pace con se stessi. C’è chi è fermamente convinto che l’ordine dei nostri ambienti corrisponda all’ordine della nostro mente, e c’è chi sostiene che le persone fissate con l’ordine sono – per l’appunto – instabili quanto i disordinati. Di certo, ognuno vive il proprio ambiente come meglio crede. Ma in pochi possono negare che la sensazione di ordinare le proprie cose negli spazi che abitiamo, non abbia un potente effetto sulla nostra mente. Se si considera il mettere in ordine non come finalità, ma come strumento, si può scoprire un prezioso alleato per il nostro benessere. Naturalmente, chi apprezza l’ordine dei luoghi che vive, sa già di cosa stiamo parlando. Ma per gli scettici, si può trovare un valido argomento a favore “del mettere in ordine” se lo si considera come un’operazione in grado di rimetterci in equilibrio con noi stessi, con le cose che possediamo, il modo di vivere la nostra casa – o il nostro ufficio; un’attività che ci aiuta a essere positivi e a circondarci di ciò che ci dà gioia ed eliminare quello che ci disturba.

Un valido spunto lo possiamo trovare nell’ormai conosciutissimo libro della giapponese Marie Kondo, una vera esperta di riordino, che nel 2011 ha pubblicato il famoso manuale in cui spiega il suo metodo per mettere a posto, chiamato KonMari (libro che è stato pubblicato in Italia tre anni dopo con il titolo: Il magico potere del riordino).

Gli elementi su cui si poggia questo metodo sono molto interessanti, perché insistono sul fatto che riordinare è una pratica che serve più al nostro spirito che alla generica volontà di vedere le proprie cose messe al loro posto. Riordinare – come sostiene Kondo – dev’essere uno shock: un’attività che si consuma in una volta sola e in cui ci rendiamo conto di ciò che abbiamo, cosa vogliamo portare con noi in futuro e cosa possiamo sbarazzarci del passato. Per farlo, bisogna disporre tutto ciò che abbiamo in diversi luoghi della casa e svuotare tutto. Non esiste riordinare “un pezzetto” di armadio o una parte della libreria. Se vogliamo mettere a posto i libri, dobbiamo tirarli tutti fuori – e stessa cosa per i vestiti: bisogna lavorare “per categoria“. A questo punto, si può cominciare a scegliere cosa tenere e cosa buttare. Il criterio? Scegliamo solo le cose che “esprimono gioia“. Il messaggio è chiaro: riordinare i nostri oggetti, significa riordinare anche la nostra mente.


Ed è ciò che si sostiene anche nei Paesi anglosassoni, in cui da tempo si parla del “decluttering – ovvero “togliere ciò che ingombra” – come l’arte di vivere meglio, con meno oggetti. Rispetto al metodo di Kondo, ci si sono diversi modi in cui si può attuare, e si può procedere anche per gradi, facendo un piccolo pezzo ogni giorno. Ma il principio alla base è lo stesso: riorganizzare i propri spazi è un’arte che ci permette di fare chiarezza nei nostri pensieri, togliere l’inutile e dare nuova vita a ciò che già abbiamo. Mentre facciamo ordine, possiamo aiutarci con scatoloni dove dividiamo ciò che vogliamo da tenere, da ciò che vogliamo vendere, buttare, scambiare o regalare.

Che ci piaccia oppure no, una cosa è certa: non bisogna mai sottovalutare il potere del riordino.