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L’Esempio Di Margherita Hack

Se dobbiamo pensare a una grande scienziata italiana è possibile che una delle prime donne a venirci in mente sia proprio lei: Margherita Hack. Astrofisica e divulgatrice scientifica, è stata una figura cruciale della scienza italiana in un momento in cui non era facile vedere donne impegnate in questo campo. Ma non è una stata una fonte d’ispirazione per generazioni solo per la sua brillante carriera accademica: Margherita è stata anche un esempio di donna libera e anticonformista, che non ha avuto paura di esprimere la sua opinione anche quando era scomoda; la ricordiamo per la sua ironia, il suo sorriso e la sua inconfondibile parlata toscana.

Margherita nasce a Firenze il 12 giugno del 1922. Dei suoi genitori ha detto:

Mi hanno cresciuta nel modo più libero, senza ancorarmi ai ruoli femminili, inculcandomi due valori fondamentali: la libertà e la giustizia.

E così Margherita cresce libera di poter seguire le proprie inclinazioni: il suo percorso scolastico lo definisce “un po’ complicato” e nonostante sia iscritta al Liceo Classico Galileo Galilei, non sono le materie umanistiche ad affascinarla ma lo sport – in particolare, la pallacanestro e l’atletica leggera. E si scopre dunque che la nostra famosissima scienziata ha avuto un passato di campionessa di salto in lungo e di salto in alto, perché nei contesti sportivi, così come nella matematica, riusciva a sentirsi davvero sicura di sé.

Da giovanissima un po’ ci tenevo. Mi piaceva vestirmi bene, anche se sempre in modo molto semplice. Truccarmi no, al massimo avrò messo qualche volta un po’ di rossetto. Ma se i capelli non mi stavano come volevo io pativo molto. Poi m’è passata. A 18 anni ho smesso di badarci. Non mi sentivo più incerta. Molta sicurezza me l’ha data lo sport. E forse anche il successo negli studi, la matematica. Mi sentivo forte

Inizialmente, è proprio la passione per lo sport ad avvicinarla al partito fascista, ma con l’avvento delle leggi razziali cambia totalmente opinione, diventandone una fervente oppositrice – in tema di politica, discute tanto con i compagni di scuola, da farsi sospendere per un mese. L’ultimo anno di liceo ha il sette in condotta, ma con lo scoppio della seconda guerra mondiale la maturità non verrà fatta e Margherita passerà ugualmente l’anno. A quel punto, si ritrova a dovere decidere del suo futuro. Sapendo di escludere tassativamente le materie umanistiche, si convince a studiare fisica, perché anche una sua amica si sarebbe iscritta alla facoltà. E in questo periodo incontra, dopo dieci anni, un ragazzo con cui giocava a guardia e ladri da ragazzina: Aldo De Rosa, letterato, suo opposto il tutto.

Io avevo 11 anni e lui 13, ci incontravamo ai giardini pubblici. Giocavamo a guardie e ladri, noi s’era sempre i ladri. Facevamo anche grandi tornei di palla e corse di resistenza. Ci arrampicavamo sugli alberi, e io lo battevo sempre. Ci siamo ritrovati all’università e a dire il vero ci eravamo piuttosto antipatici. Si leticava sempre, non mi ricordo poi com’è finita che ci siamo innamorati e addirittura sposati.

Lui era cattolico e lei atea, lui timido e lei estroversa – erano il giorno e la notte. Eppure convolano presto a nozze in chiesa – nonostante la riluttanza di Margherita per la cerimonia religiosa – il 19 febbraio del 1944, vestiti dei loro cappotti rivoltati: otto presenti e poi una cena in osteria, dove mangiano degli spaghetti così cattivi che Margherita se li ricorderà bene anche a distanza di anni. Nel 1945, invece, è tempo della laurea in fisica con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, realizzata presso l’osservatorio di Arcetri di Firenze e ottenuta con un voto di 101/110. Dopo una breve parentesi nel reparto di ottica dell’industria milanese Ducati, torna all’ambiente accademico e nel 1954 ottiene la libera docenza e il trasferimento all’Osservatorio di Merate, dove inizia la sua carriera di divulgatrice scientifica, collaborando con diverse riviste, fino a quando, nel 1964, ottiene la cattedra di astronomia a Trieste dove diventa la prima donna italiana a dirigerne l’Osservatorio astronomico e a renderlo un riferimento a livello internazionale.

Nella sua opera divulgativa l’argomento principale è l’origine e l’evoluzione dell’universo, ma scrive anche di altro: si è occupata di politica e di difendere sempre il pensiero scientifico. Nel 1978 fonda la rivista L’Astronomia e tra gli anni ’80 e ’90 è diventata membro delle più prestigiose élite di scienziati italiani e internazionali. Nel 1992, per motivi di anzianità termina la sua carriera di professoressa universitaria pur continuando a scrivere e occuparsi di politica. Muore il 29 giugno del 2013 a Trieste, per problemi cardiaci, lasciandoci l’esempio straordinario di una donna capace di stare fuori dagli schemi, in maniera indipendente, fiera e sempre con sorriso.