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L’incredibile Storia di Eva Mameli Calvino

Di Calvino abbiamo divorato i libri, amato i personaggi e conosciuto la sua storia di grandissimo scrittore e intellettuale. Ma forse, non tutti conoscono altrettanto bene l’incredibile storia della donna che lo diede alla luce il 15 ottobre 1923 a Santiago de las Vegas, Cuba; una scienziata intraprendente e coraggiosa che ha vissuto all’insegna dei viaggi e della passione per la scienza, che portava il nome di Eva Mameli Calvino.

Il grandissimo letterato del secolo scorso, che ci ha illuminati con libri pieni di avventura e meraviglia, nasce nella famiglia dell’agronomo sanremese Mario Calvino e di Evelina Giuliana Mameli, detta Eva, brillante scienziata d’inizio secolo scorso, che nel 1915 diventa la prima donna in Italia a ottenere la libera docenza in botanica. Ma facciamo un passo indietro e procediamo con ordine, a partire da quel 12 febbraio 1886 in cui Eva nasce – quarta di cinque figli – nella famiglia sassarese di un colonnello dell’arma dei carabinieri, Giovanni Battista Mameli, e della moglie Maddalena Cubeddu. Eva fin da piccola ha un rapporto strettissimo con il fratello Efisio – che ha ben undici anni in più di lei – e grazie a lui si appassiona di chimica e biologia. Negli anni approfondisce il suo amore per la scienza e prosegue gli studi fino a laurearsi in matematica nel 1905. Ma sarà la botanica ad avere la meglio tra le sue passioni e a portarla a Pavia, dove Efisio insegna all’Università e dove lei può frequentare il laboratorio crittogamico di Giovanni Briosi. Eva è brava, è un studentessa brillante: prima della laurea nel 1907 ha già pubblicato il suo prima lavoro – Sulla flora micologica della Sardegna. Prima contribuzione – e la sua carriera accademica cresce al punto che nel 1915 Eva diventa la prima donna in Italia a ottenere la libera docenza in botanica.

Ma il suo impegno non si limita all’ambito accademico: durante la Prima Guerra Mondiale è crocerossina presso l’ospedale Ghislieri e per il suo instancabile lavoro le verranno conferite onorificenze dalla Croce Rossa dal ministero dell’Interno. Poi, finita la Guerra, ritorna ai suoi studi iniziando un nuovo capitolo: il suo maestro, Briosi, è morto e il fratello si è trasferito a Cagliari. Eva rimane dunque sola a Pavia ma la sua fama comincia ad accrescere nella comunità scientifica, tanto da raggiungere, a Cuba, l’agronomo sanremese Mario Calvino, che dal 1917 è impegnato a dirigerne la Stazione sperimentale agronomica.

Lui le scrive una lettera per complimentarsi per il suo lavoro e proporle di aiutarlo nella riorganizzazione del suo laboratorio, e non appena ha occasione di tornare in Italia, prende un treno per Pavia per incontrarla di persona. Mario si presenta senza preavviso da lei con le idee chiare: la vuole in sposa e le propone di lasciare tutto per trasferirsi con lui a Cuba. Lei ha 34 anni, una carriera avviata e nessuna conoscenza di spagnolo. Ma accetta. I due si sposano e vanno ad abitare nella stazione agronomica di Cuba, dove staranno per cinque anni, dal 1920 al 1925. In questo arco di tempo, la stazione diventa un punto di riferimento internazionali sia per i colleghi che per la comunità locale – basti pensare che Eva fonda una scuola per ragazze, dove insegna piccoli lavori pratici che possano aiutarle a essere indipendenti. Ma sono anche gli anni in cui la famiglia si allarga: nel 1923 nasce Italo, che partorisce nel suo bungalow mentre Floriano, il suo secondogenito, nascerà nel 1927, quando la famiglia ha già fatto ritorno in Italia. Eva per qualche tempo riesce a coprire il doppio incarico di vicedirettrice della stazione sperimentale di floricoltura a Sanremo, che quello di professoressa di botanica a Cagliari, ma poi abbandona l’insegnamento in Sardegna per concentrarsi sulle attività in Liguria.

Il periodo della Seconda Guerra Mondiale è molto difficile per la famiglia: Eva e Mario subiscono due finte fucilazioni (eseguite con armi scariche) per estorcere loro informazioni sui figli partigiani. Mario rimarrà duramente segnato da quest’esperienza e morirà nel 1951. Eva, dopo la morte di Mario, diventa direttrice della stazione sperimentale di floricoltura di Sanremo, dove morirà nel 1978 dopo una vita trascorsa – come ricorda il figlio Italo – a trasformare le passioni in doveri e viverne.